lunedì 19 febbraio 2018

Federico Pizzarotti: un signor Sindaco

Nel 2012 Parma, una città di circa 190.000 abitanti, era sull'orlo del precipizio dato che aveva un debito di quasi 900 milioni di euro. Un numero impressionante, dovuto alla pessima amministrazione di centro-destra.

Alle amministrative di quella primavera, venne scelto come sindaco Federico Pizzarotti, sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle. Lui e la sua squadra durante la consiliatura 2012-2017 hanno raggiunto, parlando con oggettività, grandi e insperati obiettivi.

Da uomo libero non si è mai tirato indietro, criticando quando era giusto fare il proprio partito (o Movimento). Per questo motivo i rapporti tra Parma e la Casaleggio Associati si sono raffreddati molto velocemente, fino ad arrivare all'addio del 2016. La piccola differenza consiste nel fatto che la deviazione dal programma originario non l'aveva presa il Sindaco di Parma, bensì i piani alti del Movimento.

Il resto è storia recente: Pizzarotti lo scorso anno è stato confermato alla guida della città per altri 5 anni dai cittadini parmigiani, mentre il Movimento 5 Stelle è riuscito nell'incredibile e invidiabile risultato di non eleggere nemmeno un consigliere comunale.

Anche in questa consiliatura sono stati confermati i consigli dei cittadini volontari (la forma che si avvicina il più possibile alla democrazia partecipata). È questa la vera essenza del (fu) Movimento.

Inoltre, Federico e la sua squadra ha fatto in modo di far diventare Parma, la Capitale italiana della Cultura 2020. Si tratta anche qui di un ottimo risultato.

Solamente qualche celebroleso può affermare che tale scelta sia voluta dai presunti poteri forti per dare addosso al Movimento 5 Stelle e di favorire i partiti tradizionali. Ci sarebbe da ridere, ma sul web ci sono persone che ragionamenti del genere li fanno.

Adesso Pizzarotti ha promesso che si impegnerà nella formazione di un partito nazionale dei sindaci. Oltre a ciò, io mi auguro che possa impegnarsi anche per raccogliere sul territorio tutte le istanze dei cittadini attivi che dal Movimento 5 Stelle hanno ottenuto solamente illusioni.

domenica 11 febbraio 2018

I furbetti a 5 Stelle

Oggi è stato pubblicato sul sito internet de "Le Iene" il video scandalo degli Onorevoli Andrea Cecconi e Carlo Martelli. Il primo, deputato di questa legislatura e capolista, sempre alla Camera dei Deputati, nella circoscrizione delle Marche per la prossima legislatura, è stato scoperto a fare il furbetto per una somma di circa 21.000 €. L'On. Martelli, senatore uscente e sempre candidato come capolista per la prossima legislatura, invece è stato pizzicato per una somma di oltre 76.000 €.

Questi due Onorevoli della Repubblica, in quanto portavoce del Movimento 5 Stelle avevano garantito ai cittadini italiani che se eletti, si sarebbero dimezzati l'indennità parlamentare (da 10.000 a 5.000 € lordi) e che assieme ai soldi che non avrebbero speso per le attività di mandato, li avrebbero versati nel fondo per le piccole medie imprese italiane.

I 5 Stelle si sono sempre dichiarati diversi da tutti gli altri, e che il restituire soldi alla collettività era il Cavallo (con la c maiuscola) di battaglia.

A poco più di di tre settimane dal voto, rischia di trasformarsi in un terribile autogol, senza dimenticarsi che proprio oggi, si è scoperto che il Movimento ha candidato nel collegio uninominale di Castellamere di Stabia, un massone.

È proprio vero: dopo lo scoppio di una Supernova, non rimane altro che una polvere di (5) stelle.

venerdì 9 febbraio 2018

Dimettersi dal Parlamento e Polvere di 5 Stelle

Se una persona è già candidata ufficialmente ad uno dei rami del Parlamento, e se avesse cambiato idea e volesse dimettersi subito, dovete sapere che non può, o meglio, si potrà dimettere nel caso in cui la camera di appartenenza dovesse accettare le dimissioni dell'onorevole dimissionario. Vi ricordo che tale procedura è dovuta ai regolamenti parlamentari: le dimissioni dovranno essere accettati da una maggioranza assoluta.

Fogli, carte firmate davanti ad avvocati, notai ecc... non contano assolutamente nulla: è mera propaganda rivolta agli analfabeti funzionali.

Vi dirò di più: nel caso in cui ci dovesse essere una maggioranza molto risicata e il parlamentare dimissionario dovesse appartenere ad un partito della minoranza, sarà molto difficile che le sue dimissioni verranno accettate; è ovvio che per accettare o meno le dimissioni bisogna anche fare un calcolo politico.

Questo discorso vale sia per colui che ha promesso che si (proverà a) dimettere poiché si è scoperto che paga un affitto mensile di 7.95 € e per coloro che sono stati deferiti dai probiviri per le loro rendicontazioni. Una polvere di 5 Stelle.

A proposito di Polvere di 5 Stelle: oggi esce in libreria il libro di Marika Cassimatis. Io appartenevo alla sua lista dentro il Movimento 5 Stelle. Consiglio a tutti di leggere il suo libro.

giovedì 8 febbraio 2018

Realpolitick: per fare politica servono anche i soldi pubblici

Lo ammetto: fino a poco tempo fa pensavo che si potesse fare politica senza soldi, o quantomeno farla basandosi solamente sull'autofinanziamento dei propri militanti e simpatizzanti. Mi sbagliavo. Quei soldi non bastano; o meglio, solamente attraverso l'autofinanziamento si possono portare a termine obiettivi circoscritti riguardanti campagne elettorali comunali, per esempio. Ma solamente in città di piccole dimensioni. Più le dimensioni delle campagne elettorali crescono (da città di grandi dimensioni, passando per le elezioni regionali per arrivare alle elezioni politiche e a quelle del Parlamento europeo) ho capito che bisogna attingere a fondi provenienti anche dagli eletti del proprio partito. Si, una parte delle remunerazioni di colui e di coloro che ricoprono una carica pubblica, è necessaria a finanziare i proprio partito.

Chi continua a dichiarare che i soldi pubblici non servono per fare politica sbaglia, e magari potrebbe finire nell'errore di utilizzare impropriamente i soldi che devono venire utilizzati per spese riguardarti l'Europarlamento (giusto per fare un esempio) e non per pagarsi i viaggi per la campagna elettorale del proprio partito.

Se ciò dovesse accadere, specialmente per coloro che si dichiarano contro il finanziamento pubblico, essi rischierebbero un autogol clamoroso in vista delle prossime imminenti elezioni.

martedì 6 febbraio 2018

Focus ligure in vista delle elezioni politiche

Manca meno di un mese all'appuntamento elettorale del 4 marzo prossimo; alla luce di ciò ritengo opportuno fare un focus su quanto potrebbe accadere in Liguria per quanto concerne la distribuzione dei seggi per la Camera e per il Senato, sia per quanto riguarda il sistema plurinominale (proporzionale) sia per il maggioritario (uninominale). La legge elettorale, il Rosatellum, è un sistema misto (il 65% dei seggi vengono assegnati dalla parte proporzionale, il 35% dal maggioritario).

In Liguria verranno eletti 16 deputati e 8 senatori. Dei primi, 6 verranno eletti in altrettanti collegi maggioritari uninominali (uno per provincia e 3 nella Città metropolitana di Genova), mentre i restanti 10 verranno eletti in due collegi plurinominali distinti di 5 membri ciascuno. Per l'altro ramo del Parlamento, invece, 3 senatori verranno eletti in altrettanti collegi uninominali (uno per le province di Imperia e Savona, uno per la Città metropolitana di Genova e l'ultimo per la provincia di La Spezia), e i restanti 5 in un collegio unico plurinominale.

Secondo molti sondaggisti e politologi, i collegi liguri sono molto insicuri, e le uniche quasi certezze sarebbero le seguenti: il centrodestra vittorioso nei collegi uninominali di Imperia e del Tigullio alla Camera, così come il Movimento 5 Stelle vittorioso nel collegio di Genova-Bargagli, sempre per un seggio a Montecitorio. Al Senato, così come negli altri collegi maggioritari della Camera, regnerebbe un grande incertezza.

Ora vi spiego il mio punto di vista. Dal 2015 ad oggi, il centrodestra l'ha fatta da padrone, infatti:

  1. nel 2015 aveva vinto le elezioni regionali con il 34,45% dei voti
  2. nel 2016 aveva vinto al ballottaggio le elezioni comunali a Savona 
  3. nel 2017 aveva vinto al ballottaggio le elezioni comunali sia a Genova che a La Spezia
Analizzando nello specifico, circoscrizione per circoscrizione (nel nostro caso coincidono con le 4 province), le elezioni regionali scorse, emerge che:

  1. a Imperia il centrodestra ha preso il 43,34% (Lega primo partito della coalizione con il 22,68%)
  2. a Savona il centrodestra ha preso il 39,78% (Lega primo partito della coalizione con il 24,37%)
  3. a Genova il centrodestra ha preso il 31,06% (Lega primo partito della coalizione con il 18,69%)
  4. a Spezia il centrodestra ha preso il 33,07% (Lega primo partito della coalizione con il 18,51%)
Il centrodestra era arrivato secondo solamente nella circoscrizione spezzina, ma il centrosinistra era distante meno di 1 punto % (Raffaella Paita aveva preso il 33,74% dei voti), mentre nelle altre tre aveva vinto (divario molto ampio a Potente, con un leggero scarto nel genovesato); ma come sappiamo la scorsa primavera era stato il centrodestra ad imporsi alle elezioni comunali di La Spezia.

Dopo aver analizzato tutti questi dati, sono abbastanza sicuro (la politica non è una scienza esatta) di scrivere quanto segue:

  1. alla Camera il centrodestra vincerà in almeno 4 collegi uninominali (Imperia, Savona, Genova-Bargagli e nel Tigullio)
  2. i restanti due (Genova-Riccò e La Spezia) saranno in equilibrio tra centrodestra e centrosinistra (anche se probabilmente la spunterà in entrambi ancora il cdx, dato che Sergio Cofferati di LeU toglierà molti voti a Mario Tullo del Pd a Genova)
  3. per quanto riguarda il Senato, il centrodestra vincerà in almeno 2 collegi uninominali (quello di Ponente comprendente le province di Imperia e Savona, e in quello di Levante, comprendente oltre alla provincia di La Spezia anche tutto il Tigullio)
  4. il collegio uninominale di Genova, lo ritengo in forse sempre tra centrodestra e centrosinistra (il Pd, per quanto mi riguarda, deve sperare che Leu non gli tolga troppi voti)
Nel collegio di Genova-Bargagli (Camera dei Deputati), sono in molti, quasi tutti, i sondaggisti che ritengono che possa vincere il Movimento 5 Stelle. Secondo me fanno i conti sbagliati, poiché in quel collegio sia il centrodestra che il centrosinistra candidano due pezzi da novanta: l'assessore leghista Rixi il cdx, e il vice-presidente del Consiglio regionale Rossetti il csx. Secondo me vincerà il primo: Edoardo Rixi è tutt'altro che uno sprovveduto, e domenica scorsa, alla fiera di Sant'Agata a Genova, da buon politico navigato, si è fatto notare.

Per quanto riguarda la parte proporzionale, invece, bisogna assolutamente ricordare che la ripartizione dei seggi per la Camera è su base nazionale, mentre il Senato su base regionale.

Parlando della Camera:

  1. il centrodestra eleggerà minimo 3 deputati, forse addirittura 4
  2. il Movimento 5 Stelle eleggerà minimo 2 deputati, forse 3
  3. il centrosinistra eleggerà minimo 2 deputati, forse 3
  4. Liberi e Uguali forse riuscirà al eleggere 1 deputato
Dato che la ripartizione dei seggi è nazionale, è evidente che i risultati "liguri" non influiranno molto. Discorso molto diverso per il Senato; qui, i voti dei cittadini liguri saranno decisivi anche per i 5 eletti nel plurinominale:

  1. il centrodestra eleggerà minimo 2 senatori, forse addirittura 3 (bisogna tenere conto dei resti)
  2. il Movimento 5 Stelle eleggerà sicuramente 1 senatore
  3. il centrosinistra eleggerà sicuramente 1 senatore
Il centrodestra riuscirà a far eleggere 3 senatori nel caso in cui arrivino molto vicino al 40%, e che allo stesso tempo il Movimento e/o il centrosinistra non superino il 30%.

In sintesi:

  • Il centrodestra potrebbe far eleggere 9 deputati e 4 se non 5 senatori
  • Il centrosinistra potrebbe far eleggere forse 3 deputati e forse 2 senatori
  • Il Movimento 5 Stelle potrebbe far eleggere forse 3 deputati e 1 senatore
  • Liberi e Uguali potrebbe far eleggere al massimo 1 deputato





L'Italia, un paese in decadenza

Voglio aprire questo blog riportando una dichiarazione di Piero Angela rilasciata, durante un'intervista dello scorso anno, all'Huffington Post: "Il problema dell'Italia è un problema morale, che non si può risolvere in 5 minuti. Ogni giorno leggiamo di casi di corruzione. Non sono solo politici, palazzinari, delinquenti: sono anche avvocati, giudici, uomini della guardia di finanza, dipendenti pubblici che truffano lo stato per cui lavorano. Non ci sono punizioni per chi sbaglia. E non ci sono premi per chi merita. Un paese così non può funzionare. E' un paese morto".

Il famoso divulgatore scientifico ha centrato in pieno uno dei maggiori problemi che attanagliano la nostra nazione; e questa evidente lacuna la vediamo nella politica di tutti i giorni.

C'è bisogno di un vero e proprio nuovo Rinascimento, il quale cambi completamente non solo la politica, ma anche e soprattutto la morale e l'etica degli italiani. Ci stiamo dirigendo a grande velocità verso il precipizio, siamo un paese al collasso, alla canna del gas.

Chi delinque non viene punito, o al massimo riceve pene veramente miti; chi è meritevole viene superato dai raccomandati, e di conseguenza in molti casi, è costretto ad emigrare all'estero.

La disoccupazione, specialmente quella giovanile, è alle stelle, e i NEET (giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano e che non studiano) rappresentano il 20% dei ragazzi di quella fascia d'età,

Solamente la politica può dare risposte. Il problema è che allo stato attuale delle cose, essa è l'esatto specchio della società: in molti casi c'è corruzione, raccomandazione, pochissima meritocrazia a discapito della raccomandazione.

Federico Pizzarotti: un signor Sindaco

Nel 2012 Parma, una città di circa 190.000 abitanti, era sull'orlo del precipizio dato che aveva un debito di quasi 900 milioni di euro....